Lasciati a destra la fontana del Nettuno, detta Petreppaulu ed emblema della città di Canicattì (vedi Primo Itinerario), si penetra a sinistra nella morbida salita di via senatore Gangitano, detta anche "vanedda della foglia" in quanto vi si affacciavano diverse botteghe di fruttivendoli, ormai scomparse o trasferite.
Poco dopo, svoltando a sinistra, si imbocca via Cavour , che sino a pochi decenni or sono era animata da negozi e piccole attività artigianali, tanto da far appellare la strada "via di li putieddi".
Tra questi merita particolare attenzione palazzo Sammartino, già La Lomia, ancora arredato secondo il gusto di fine Ottocento, sebbene all'esterno non mostra un significativo linguaggio architettonico.
Qui sono conservate gran parte dei documenti e delle testimonianze dell'Accademia del Parnaso.
Più avanti si trova palazzo Stella, già Lombardo, oggi sede della Biblioteca Comunale, dotata di un ricco patrimonio librario e di una sala per conferenze.
Di fronte si erge la massa compatta di casa Palumbo, già Falcone-Narbone. Anch'esso è un edificio preesistente ristrutturato nel primo decennio del XX secolo. Gli ambienti del primo piano hanno le volte decorate dal pittore palermitano Salvatore Gregorietti.
Proseguendo si percorre la via Garibaldi, detta anche "vanedda di li falluti", che costituisce il proseguo dell'asse commerciale di via Cavour.
All'incrocio con via Cattaneo, quasi come una quinta architettonica, si erge palazzo Giardina, già La Lomia, il cui nucleo originario risale alla prima metà del Settecento.
In contiguità, verso piazza Dante, palazzo La Lomia presenta caratteri architettonici più tardi e decisamente orientati verso una sensibilità neoclassica.
Dinanzi si apre piazza Dante, originariamente Piazza S. Domenico, o "chianu di Sannuminicu", come ancora viene chiamata dai canicattinesi. È un significativo esempio di urbanistica barocca siciliana, dove l'ingombro della piazza è concepita come un volume in negativo tra le maglie ortogonali della trama viaria.
L'articolazione dello slargo avvolge e mette in evidenza, grazie ad una scenografia concepita con mirabile regia, la mole della chiesa San Domenico e dell'annesso ex convento dei Domenicani, edificati nel primo quarto del XVII secolo.
Più a monte, lasciata la piazza, si erge la compatta mole di palazzo Gangitano, il cui piano nobile era adibito, fino a pochi anni fa, a sede della locale Pretura.
Continuando a salire, oltre una breve scalinata, si incontra il fianco della piccola chiesa San Nicolò di Bari, edificata nella seconda metà del Settecento, per servire il quartiere circostante, abitato prevalentemente da contadini ed allevatori. Questi ultimi, essendo la chiesa perfettamente isolata da altri edifici, per voto a "Sant'Alò" (s. Luigi o s. Ludovico), in passato compivano più volte il periplo della chiesa con gli armenti.
L'asse viario principale del quartiere è costituito dalla via Lepanto: questa consentiva il collegamento diretto tra i quartieri più a monte, abitati dai contadini, compreso Borgalino ed oltre, ed i campi a valle verso ovest, oltre l'abitato, prevalentemente coltivato ad orti, data la ricchezza di sorgenti e corsi d'acqua nella zona. Il percorso è contraddistinto da edicole votive, "li figureddi" , alcune di dimensioni considerevoli ed oggetto di viva devozione tra gli abitanti delle rispettive zone; in origine avevano anche la funzione di illuminare, grazie ai lumini accesi, il ritorno dai campi dei contadini. Spesso le "cappilluzze"sono state più volte trasformate ed ingrandite, fino a diventare delle vere e proprie chiese, come è già stato accennato per la chiesa B. M. V. dell'Aiuto e per la chiesa B. M. V. della Rocca.
È quanto avviene anche per la chiesa Santa Lucia, edificata agli inizi del XX secolo sul sito di una preesistente edicola.
Davanti si estendono i quartieri moderni e si apre la via Pirandello, in gran parte occupata da edifici scolastici, palestre ed impianti sportivi.
Tra questi, immediatamente all'inizio della strada, spicca la mole della Casa del Balilla, la cui destinazione originaria era quella di essere una palestra per i giovani. Immediatamente sotto l'edifico si estende lo stadio Comunale "Carlotta Bordonaro".
Scendendo verso viale della Vittoria, si costeggia la villa Comunale "Carlo Calvi" .
Dal viale della Vittoria, nel punto ove sorgeva fino agli inizi del XX secolo una fontana secentesca, detta "l'acquanova", si diparte via mons. Ficarra, contraddistinta dalla stele sormontata dal busto dell'insigne presule e grande letterato canicattinese, morto in odore di santità nella sua città nel 1959, dopo esser stato vescovo di Patti (ME).
La strada giunge, prima di lasciare l'abitato verso Naro, alla chiesa Sacra Famiglia, edificata nell'ultimo quarto del XX secolo.
Risaliti in viale della Vittoria, sempre più animata in tutte le ore del giorno e della notte per via dei fornitissimi esercizi commerciali e degli affollati locali e posti di ristoro, si prosegue verso ovest. Proseguendo la strada cambia nome, in quanto è stata intitolata al giudice Saetta. Allo stesso modo un'altra arteria, che l'incrocia poco oltre, è stata intitolata al giudice Livatino: entrambe i magistrati canicattinesi, legati al dovere ed all'esercizio della giustizia, sono stati vittime di efferati attentati mafiosi nell'ultimo decennio del XX secolo.
Proseguendo si lascia a destra l'imponente edificio del nuovo Ospedale Civile "Barone Lombardo e Maria SS. del Mone", mentre la strada statale 122 prosegue per Agrigento.
Lungo il percorso s'incontrano luoghi ricchi di storia e di leggenda, come la contrada Carnara, dove pare sia stata combattuta una violenta battaglia tra le truppe normanne di Ruggero d'Altavilla e quella musulmane, onde il significativo toponimo.
Più avanti a destra i rilievi rocciosi, chiamati "serre", non di rado sono state scavate per ricavare nelle diverse epoche (dal periodo preistorico e quello musulmano) sepolture, ricoveri di pastori e luoghi di culto: ancor oggi sopravvive in contrada Gulfi la chiesa rupestre B. M. V. delle Grazie, che è stata anche sede di parrocchia. Interamente scavata nella roccia, in una parete dell'ampia aula campeggia la figura dipinta della B. M. V. con Bambino, venerata con il titolo di "Madonna delle Grazie", per il quale i canicattinesi hanno una grande devozione.
Più avanti a sinistra, a circa otto chilometri da Canicattì, una strada sterrata conduce all'importate sito archeologico di Vito Soldano
Ritornati sulla strada statale 122 si prosegue per Agrigento.