Nato a Canicattì il 19 agosto 1862 (nel certificato di nascita la data è il 21 agosto) da Federico e Rosaria Gangitano, sorella del senatore Salvatore Gangitano.
Furono sei i figli dei coniugi Gangitano, due femmine e quattro maschi; a eccellere furono lui come generale ed i fratelli, il medico Ferdinando e l'avvocato Diego.
Aveva iniziato i suoi studi nella regia Scuola Tecnica di canicattì e li aveva proseguiti al Collegio Nazionale di Palermo, poi era passato alla Scuola Militare di Modena, da dove era uscito, a meno di diciannove anni, con il grado di sottotenente.
Aveva intrapreso la vita di guarnigione in vari reggimenti; diventato tenente, era stato mandato in Eritrea, erano i tempi dell'eccidio di Dogali nel 1887.
Nel 1888 ritorna, in seguito al rimpatrio delle truppe, continuando la sua carriera, rivestendo i vari gradi militari, fino a quello di maggior generale.
Fu a capo del 4° e del 63° battaglione del Reggimento di Fanteria, come tenente colonello, a Bengasi, nella guerra di Libia, il 19 ottobre 1911, quando fu colpito alla gamba destra.
Questa eroica azione militare gli valse la medaglia d'argento.
Per queste sue prodezze Gabriele D'Annunzio nè celebrò il suo nome nella Canzone dei Trofei del libro di Merope.
La sua vita fu segnata da lutti familiari che sopportò con cristiana rassegnazione; la madre morì quando lui aveva diciotto anni; la figlia Sara, morì all'età di ventidue anni, quando accorsa ad assisterlo in ospedale, a Caltanissetta, per la sua ferita riportata a Bengasi; il figlio federico, caddè in battaglia sul fronte del Carso all'età di ventisei anni; il fratello Ferdinando morì all'età di cinquantatrè anni; mentre la moglie Ernesta, morì a meno di sessantaquattro anni.
Rimessosi dalla ferita di Bengasi, nel maggio del 1916, era stato assegnato, con il grado di colonnello, al Tribunale Militare del X Corpo d'Armata e, due mesi dopo, gli venne affidata la Direzione del Convalescenziario per ufficiali di Gorgo al Monticano.
Nel mese di dicembre del 1917 gli arriva la promozione di maggior generale, ma circa un anno e mezzo dopo, nel mese di marzo 1919, arriva per lui il congedo, per le sue condizioni fisiche;
Fu lui a dare il benvenuto a Benito Mussolini ed a pronunciare il discorso d'inagurazione del Monumento ai Caduti.
Sempre in congedo, gli pervenne la nomina di generale di Corpo d'Arma.
Benvoluto dai canicattinesi fu eletto per tre legislature consegutive, alla Camera dei Deputati, assolvendo il suo compito con sollecitudine e assiduità.
Trascorse gli ultimi anni tra l'attività parlamentare e la vita di campagna a Canicattì.
Morì a Canicattì il 1 febbraio 1939, assistito amorevolmente dalla sua seconda moglie.