Il periodo pasquale nel comune di Canicattì vede un susseguirsi di festeggiamenti, riti e tradizioni per alcuni aspetti più pagane che cristiane.
La quaresima - tempo di penitenza - si conclude con la Domenica delle Palme.
Ogni bimbo reca in mano la sua palma, ricamata con maestria e arricchita da nastri, oppure un rametto d'ulivo.
Per rendere le palme più bianche possibili, alla fine dell'estate, si legano chiudendo così i germogli che cresceranno candidi.
Sia la palma che l'ulivo dopo benedetti vengono portati in casa e appesi.
Il Giovedì santo, iniziando il ricordo della Passione, nelle chiese si organizza la "lavanda dei piedi" dove il sacerdote lava i piedi a 12 uomini.
Ancora il Giovedì Santo i fedeli si recano nelle varie chiese della città per visitare li sapurchi per rievocare Gesù nell'Orto.
Le parrocchie facevano a gara a presentare questi piatti votivi pieni di semi di cereali germogliati al buio intrecciati a forma di minuscole croci.
Li sapurchi vengono preparati circa un mese prima, mettendo del cotone inumidito su un piatto e spargendo sopra dei chicchi di grano con qualche cecio e qualche lenticchia. Il tutto viene ricoperto con un "lemmo" e posto in un luogo buio e fresco, di tanto in tanto vi si sparge qualche goccia d'acqua per mantenere umidi i semi e agevolare la germogliazione.
I fedeli facevano il giro delle chiese, in numero dispari, tre- cinque- sette, per guadagnarsi le indulgenze.
Le tradizioni più importanti sono legate alle cerimonie del Venerdì Santo, giorno della scinnenza (la deposizione).
In questo giorno era fatto obbligo digiunare e non mangiare carne, ma è nostra tradizione mangiare a mezzogiorno la "milanisa cu la muddrica", cioè spaghetti con sarde e finocchietti selvatici, con sopra mollica di pane e formaggio grattuggiato fritti.
La processione parte dalla Chiesa di San Diego mediante l'avviso con un colpo di fuoco d'artificio.
Una volta la processione era un evento solenne e particolarmente amato dalla comunità.
Dietro la statua di gesù con la croce in spalla, troviamo in modo ordinato: le autorità, i vari gruppi parrocchiali, le congregazioni religiose e gli ordini conventuali che sfilano in adorazione e silenzio.
Dietro procede la gente comune e la banda che intona marce d'ispirazione funebre.
Protagonisti di un tempo erano li lamentatura, un gruppo di persone che levavano lugubri lamenti di commiato per la morte di Cristo, misti a versi, oggi del tutto inesistenti.
Il punto particolare della processione è Piazza IV Novembre, dove la processione si ferma e, dopo i "tre squilli di attenti", s'incontrano i simulacri di Cristo, dell'Addolorata (che nella sera precedente vi era stata portata dalla chiesa di san Biagio), di San Giovanni Apostolo (portato dalla chiesa di Santo spirito) e di Maria Maddalena già portata dalla chiesa del Redentore) con la particolare "cursa" dei protagonisti verso il Cristo in croce.
Le quattro statue vengono poi, trasportare a spalla verso il Calvario dove due fedeli salgono la statua del cristo sulla croce e gli conficcano i chiodi nelle mani.
Al tramonto è il momento della scinnenza vera e propria, letteralmente la "discesa", cioè la "deposizione" di Cristo dalla croce.
Due sacerdoti, quello di san Biagio e quello di San Diego, (ma possono essere sostituiti da attori preparati) salgono le scale che portano al Cristo crocifisso intonando dei salmi e liberano il simulacro dai chiodi che lo tengono alla croce e lo depongono nell'urna.
La processione riprende al seguito dell'urna di Cristo e le altre tre statue dell'Addolorata, della Maddalena e di San Giovanni sino a mezzanotte, l'ora che conclude le cerimonie del Venerdì Santo con la spartenza, cioè la separazione.
Innanzi alla Chiesa di San Diego l'urna di Cristo, e i simulacri della Madonna, di San Giovanni Apostolo e della Maddalena sono trasportati verso l'ingresso della chiesa, dove avanzano e tornano indietro più volte, a significare la volontà dei vari protagonisti del dramma della passione di non separarsi (LA SPARTENZA)